One way parte dos

 

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La mia seconda avventura iniziò a settembre del 2015, un’avventura voluta, cercata con tutte le mie forze. Un passo indietro: per tornare in Spagna  c’era sola una cosa da augurarsi quella di   trovare un lavoro. Giusto unn piccolo e insignificante problema no???            Sembrava impossibile, giorni interi provando a cercare di tutto e dappertutto, giorni interi inviando curriculum, ma nulla, nessuna risposta. Potete benissimo immaginare quanto potesse essere un miraggio, un miracolo,quella risposta che non arrivava mai, quel qualcuno che potesse dirti “Salve siamo interessati” sembrava non esistere …ma sopratutto doevo pensare  di mantenermi, di  sopravvivre sola  senza chiedere soldi ai miei, era fuori discussione per me, perchè volevo riuscire a realizzare il mio sogno facendo soltanto conto sulle mie forze  e poi come potete benissimo imaginare, quali genitori lascerebbero un figlio a lavorare non si sa  dove,  dandogli  i loro soldi per mantenersi??? Oddio….oggi come oggi tutto questo è possibile , genitori che mandano figli ovunque con i loro soldi ce ne sono centinaia e centinaia…ma i miei sono i classici, quelli all’antica , quelli che mi direbbero vai fuoi ma con i tuoi soldi, noi non possiamo permettereti di mantenere magari facendo anche un lavoro che non c’entra una beata minchia con quello per cui hai studiato. Bè, questo concetto che uno debba per forza trovare il lavoro per il quale ha studiato, oggi nel 2016 inizia a diventare quasi impossibile. Ognuno pur di lavorare, guadagnare e mantenersi  si dedica a tutt’altro, forse buttando anche nel cesso anni di studio in quella benedetta universita¡  A mio parere risulta essere anche una bella sfida con se stessi metetrsi in gioco a fare qualcosa che magari nella vita non avresti mai detto di fare, o perchè no? Magari scoprire qualche talento nascosto di se stessi, anche se è pur vero che aver passato  5 o piu`anni a studiare per quello che pensavi sarebbe stato il tuo futuro e   poi veder tramontare tutto, a me onestamente farebbe rosicare. Pensavo a tutti questi ragionamenti, pensavo quale potesse essere la strada migliore se azzedare a fare la barista o cercare obbligatoriamente qualcosa nel mio settore. Ero davvero confusa…Non mi sarei vista lavorare come barista, significava un pò come accontonare il mio vero lavoro, il lavoro che sono stra-sicura di violer fare. E se poi lavorare in un bar non mi avvrebbe neanche permesso di mantenermi? E poi lavorare in un bar cosa avrebbe apportato al mio corriculum? Quale esperienza nel mio settore? Nessuna. Quando si tratta di lavoro non e’ così facile…molti più dubbi assalgano.

Arrivò il momento del famosissimo bando del Servizio civile e gia’ i miei stavano premenedo per vedere quali oppurtunità desse nella mia`città e fu in quel momento che vidi spegnere la luce , il desiderio, tutta la mia grinta…gia`mi immaginavo a dover cedere e a dover semplicemente capire che non poteva essere che era un sogno troppo grande, irragiungibile, che avevo volato troppo alto e che dovevo fare retro-front e accettare semplimente accettare che la mia vita dovesse per ora essere li. Fino a quando entrata nel sito per dare la mia prima occhiata al bando vidi “Servizio Civile all’estero”. Feci un suspiro lungo, cliccai sperando di trovare la `possibilità per la Spagna e…… c’era….

Non so se credere nel destino, non so se davvero nella vita ci sia davvero un percosrso al quale inconsapevolmente siamo indirizzati, non so se ci sia giá un racconto scritto per ognuno di noi o se semplicemente si tratti di fortuna so solo che la mia vita cambiò da quando  vidi che non solo c’era la posibilità di andare in Spagna, ma per di più lavorare con i bambini. Non avevo molto su cui riflettere la scelta era già chiara ed evidente..Mancava solo dirlo ai miei, fargli capire che la mi scelta era quella di ripartire, di riprovare, di rischiare tentando un’esperienza come questa all’estero. un’occasione unica e valeva la pensaprovare,cocciuta come sempre.  Tentare seppur ci sarebbero stati colloqui e test…e ovviamente competere con altra gente. Pregare, incrociare le dita….ma sperare. Ero ad un passo. E continuavo a crederci come una bambina, sapendo che era si, era un si.

Non avevo preso nenanche un secondo l’idea che non ce l’avrei fatta.

Neanche un secondo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “One way parte dos

  1. Che bella questa intraprendenza..e che bella che deve essere questa sensazione che ti dice che sai che ce la farai sicuramente perchè è la strada giusta. Un pochetto ti “invidio”, io non so se l’ho mai provata..e vorrei tanto sapere cosa si prova ..per andare avanti spronati, a testa alta e senza che niente e nessuno ti possa fermare!! E’ una bella conquista!

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